(Stefano Berti e Flavia Pagliochini) Venire a Pasqua ad Assisi val bene una messa, anche perché su venti pagine di programma diffuso dal Comune di Assisi, diciotto sono celebrazioni religiose e agli eventi laici è dedicato uno scarno fondo pagina che tra l’altro non comprende ad esempio il concerto dei Cantori di Assisi, segno che le associazioni locali non sono state neanche contattate tutte per capire se organizzassero qualcosa ed eventualmente cosa.
Sicuramente si dirà che Pasqua ad Assisi non è periodo di eventi ma di spiritualità. Il grazie alla Diocesi e alle famiglie francescane è doveroso e non scontato, perché da sempre le loro celebrazioni sono uno dei capisaldi degli eventi ad Assisi. Ma non si capisce perché chi viene ad Assisi per una messa non possa avere voglia di qualcosa, fosse anche solo un concerto o uno spettacolo, che non sia una lettura in biblioteca, peraltro non certo pensata per il turista. E se il Comune, se non almeno un ruolo leader di organizzatore, non possa essere l’allenatore o lo stimolatore delle associazioni per organizzare anche qualcosa di laico e di attraente.
Servirebbe impegnarsi un po’ di più e certamente basterebbe poco davvero. Oppure sarebbe bastato guardarsi non tanto lontano, magari semplicemente a Bevagna che proprio in questi giorni ha presentato un programma di eventi culturali pieno e ricco da marzo a giugno già completato, con un occhio agli eventi certi addirittura fino ad ottobre. Cultura a chilometro zero. Associazioni e artisti del territorio, validi e che costano poco e assicurano continuità. Semplice.
E invece Assisi, a venti giorni da Pasqua, si presenta con il “libretto delle Sante Messe”, che comprendono peraltro anche quelle dei territori vicini come Bastia Umbra, Bettona e Cannara. E sui social non mancano le ironie ma anche le proteste: gli operatori commerciali si aspettano di ripartire, chiedono di più, con almeno un minimo di coraggio nelle scelte. E invece, annunci nonostante, la programmazione sembra mancare. E non si dica assolutamente che di tempo per lavorare non ce n’è stato. Nella pandemia c’è stato tutto il tempo di programmare e correggere, e invece si arriva come sempre alla ripartenza senza un’alternativa valida a ciò che la città già offre da sola, con la sua bellezza e la sua storia.
E infatti, con parole magari semplici ma che potrebbero invitare a far riflettere, commercianti e operatori invitano a guardare realtà anche vicine che coniugano arte, cultura, enogastronomia. Perché come detto, basterebbe poco, ma poco di più. Perché annunciare e restare in attesa non basta. O perlomeno, non può bastare ad Assisi.
© Riproduzione riservata