(Le foto nell’articolo vengono dall’Archivio fotografico del Sacro Convento) Dal 6 maggio al 30 luglio 2023 la National Gallery ospita Saint Francis of Assisi, mostra con quaranta opere che raccontano la figura di San Francesco d’Assisi attraverso sette secoli di storia dell’arte. Dipinti medievali, reliquie e manoscritti, ma anche film e un fumetto della Marvel per un totale di quaranta opere che raccontano la figura del Santo attraverso sette secoli di storia dell’arte: per l’occasione ai dipinti della collezione della National Gallery – tra cui quelli di Sassetta, Botticelli, Zurbarán – si uniranno alcuni prestiti internazionali dove si distinguono le opere di Caravaggio, Murillo, El Greco, Stanley Spencer, Antony Gormley, Andrea Büttner, Giuseppe Penone e Richard Long. “Il tema centrale della mostra Saint Francis of Assisi, in programma dal 6 maggio al 30 luglio alla National Gallery di Londra, è l’immagine di san Francesco dal XIII secolo a oggi. Partendo da alcune delle prime tavole medievali, dalle reliquie e dai manoscritti per giungere sino ai film e al fumetto della Marvel, la mostra mette in luce come san Francesco abbia catturato l’immaginazione degli artisti nel corso dei secoli e come il suo fascino abbia trasceso generazioni, continenti e tradizioni religiose diverse”, si legge nella brochure.
A organizzare la mostra il direttore della National Gallery, l’italiano Gabriele Finaldi, che è arrivato ad Assisi nei mesi scorsi: “Avvicinarsi ad Assisi, venendo da Firenze come nel mio caso, crea già uno stato di eccitazione. La bellezza della situazione, la città adagiata sul monte Subasio, i suoi edifici bianchi e la Basilica sono una delizia visuale che si vuole andare avanti a sperimentare. Entrando in Basilica gli affreschi di Giotto, di Simone Martini sono familiari perché li conosciamo fin da piccoli, ma allo stesso tempo di un enorme interesse storico-artistico“, dice in un’intervista alla Rivista San Francesco firmata dal direttore, Riccardo Giacon.
E a proposito della scelta del Santo di Assisi, Finaldi spiega: “Abbiamo pensato di dedicare una mostra a san Francesco per due ragione fondamentali. L’arte accompagna il Santo di Assisi fin dal primo momento: c’è uno sviluppo dell’immaginario francescano attraverso una serie di grandi artisti che arriva sino ad oggi. La mostra abbraccerà infatti questo arco temporale. La seconda ragione di questa esposizione sta nel fatto che Francesco incarna una serie di valori universali, capaci di dare spunto a momenti di dibattito. L’arte e la persona di Francesco si fonderanno in questa mostra e, insieme a tutte le attività collaterali – dibattiti, musica, film… –, cercheremo di far emergere l’attualità di questo Santo. A Londra porteremo la tavola con San Francesco tra quattro dei suoi miracoli post mortem del 1260 attribuita a Giunta Pisano e il corno del Sultano che rappresenta uno dei temi che molto interessa gli inglesi: il dialogo tra le religioni a cui dà impulso Francesco e che oggi incarna“.
Le opere prestate dal Sacro Convento per la mostra Saint Francis of Assisi sono:
Giunta Pisano (attribuito), San Francesco tra quattro dei suoi miracoli post mortem, 1253 ca. Tempera su tavola
Probabilmente dipinta nel sesto decennio del Duecento, l’opera restituisce l’iconografia del Santo ‘Novus Evangelista’ e taumaturgo, descrivendo quattro miracoli ‘post mortem’ avvenuti presso la sua tomba. Al centro della tavola è rappresentato san Francesco in piedi nell’atto di impugnare con la destra una croce mentre con la sinistra sorregge un libro aperto. Ai lati della figura centrale fasce decorate con motivi ornamentali suddividono gli spazi dove sono rappresentati gli episodi dei miracoli. (cominciando dalla sinistra del Santo, in alto) il Miracolo della bambina con la testa attaccata all’omero: la bambina è raffigurata con il capo accostato alla cassa che contiene il sepolcro del Santo nella sua prima collocazione, cioè nella cappellina di San Giorgio, mentre nella sinistra è rappresentata una veduta parziale di Assisi e la madre che riporta a casa la figliola guarita. (a sinistra, in basso) San Francesco risana Bartolomeo da Narni: la scena, bipartita, rappresenta nella sinistra il miracolo operato dal Santo e a destra Bartolomeo guarito mentre ritorna a casa portando in mano le grucce. (a destra del Santo, in alto) Miracolo di una indemoniata: nel presbiterio della chiesa inferiore della Basilica di San Francesco è raffigurato un gruppo di frati attorno all’altare, al centro della scena l’indemoniata si contorce intanto che un diavoletto le esce di bocca mentre a destra un gruppo di persone assiste al miracolo. (a destra, in basso) Miracolo di uno storpio: anche qui è rappresentato l’altare maggiore della chiesa inferiore, dinanzi a cui sta inginocchiato lo storpio che ha posato le sue grucce; dietro di lui un lebbroso tiene in mano la raganella. A destra è raffigurato lo storpio guarito mentre torna a casa.Attribuita a Giunta Pisano artista che opera nell’ambiente assisano ma aperto a diverse influenze, la tavola costituisce un meraviglioso esempio di pittura devozionale del tredicesimo secolo.
Corno da richiamo con bacchette, sec. XIII. avorio medievale islamico del XIII e argento.
La reliquia, un corno d’avorio munito di bacchette, è menzionata a partire da un inventario del 1348; dal 1473 si inizia a designarla quale dono ricevuto dal Sultano Al-Malik al-Kamil durante il viaggio di Francesco a Damietta, in Egitto (1219-1220); questa tradizione trova alcuni punti di riscontro nelle antiche fonti agiografiche. Il corno veniva utilizzato per richiamare frati e fedeli alla preghiera e all’ascolto della parola di Dio. Verso la metà del Trecento, al corno vennero aggiunte le decorazioni d’argento costituite da cerchi e catenelle; sui cerchi, un’iscrizione latina recita: «+ Cum ista campa(na) santus Franciscus populum
+ ad predicationem convocabat + et cum istis baculis + percutiendo silentium ein ynponebat. Iovannes Nicholuti de Senis me fecit Asisio». (Con questa campana san Francesco radunava il popolo per la predicazione e battendola con queste bacchette gli imponeva il silenzio. Giovanni di Nicoluto mi ha fatto ad Assisi).
Giovanni di Iolo, codice miscellaneo con inventario delle reliquie. Ms. 344 del Fondo Antico, Biblioteca del Sacro Convento, Assisi
Il codice, autografo di Giovanni di Iolo, è sempre appartenuto al complesso santuariale della Basilica e Sacro Convento di San Francesco in Assisi, sin dalla sua prima attestazione nel 1381. Datato alla seconda metà del XIV secolo, è un manoscritto pergamenaceo, scritto su due colonne e rigato a inchiostro; il primo fascicolo contiene, sotto il titolo rubricato ‘De canonisatione et stigmatibus sacris beati Francisci’ la bolla di Nicola III Licteras felicis recordationis Gregorii, del 25 agosto 1279 e quella di Alessandro IV, Benigna operatio divinae del 29 ottobre 1255. Le incipitarie sono semplici e rubricate, forse di mano dello stesso Giovanni. Dal secondo fascicolo inizia una seconda unità codicologica che contiene invece il Liber sacre indulgentie ecclesiae Sanctae Marie de Angelis di Francesco Bartoli, un elenco di indulgenze relative al Sacro Convento, l’elenco delle reliquie della sua chiesa e di quella di Santa Chiara. Le iniziali sono bicolori, in rosso e blu, decorate con il caratteristico decoro a curve e pallini. Per l’esposizione alla National Gallery di Londra, il codice sarà aperto alla carta 78 recto dove è trascritta la cosiddetta chartula assisana, reliquia tuttora conservata nella cappella di San Nicola della chiesa inferiore che tramanda la benedizione a frate Leone scritta da san Francesco nel settembre 1224 sulla Verna, due anni prima di morire e, sull’altro lato, le “Lodi di Dio altissimo”.
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